La Psicoterapia Cognitivo-Relazionale

Il Modello Psicoanalitico Relazionale

Il Modello della Psicoanalisi Relazionale è stato formulato da Mitchell (Mitchell, 1988). Mitchell segue una ampia tradizione teorico-clinica post freudiana che fa riferimento ad autori quali: Ferenczi, Rank, Fromm, Sullivan, Levenson, ed altri. Secondo Mitchell lo sviluppo individuale avviene dentro una "matrice relazionale" che ogni persona costruisce attraverso le sue esperienze affettive significative.

"Finché l'analista non partecipa affettivamente alla matrice relazionale del paziente piuttosto, non si scopre al suo interno, finché l'analista non è in un certo senso affascinato dalle richieste del paziente, plasmato dalle proiezioni del paziente, reso ostile e frustrato dalle difese del paziente, il paziente non è pienamente coinvolto e la profondità dell'esperienza analitica viene almeno in parte perduta" (Mitchell, 1988).

Il terapeuta svolge un ruolo attivo nella costruzione della relazione insieme al paziente, non si limita più ad essere solo un osservatore distaccato, silenzioso, neutro. Questa dimensione di co-costruzione del rapporto terapeutico, seppur con differenti ruoli e responsabilità, consente al terapeuta di "trovare una voce" (Mitchell, 1988) con cui coinvolgere il paziente in una nuova possibilità di relazione che, nel tempo, gli consenta di abbandonare i vecchi schemi relazionali per sperimentarne di nuovi, più validi e con meno paura di cambiare e di fallire.

"L'intero spettro della psicopatologia può essere definito nei suoi termini generali come la tendenza di certe persone a ripetere sempre di nuovo le stesse esperienze dolorose, a provare gli stessi sentimenti spiacevoli e a instaurare le stesse relazioni autodistruttive" (Mitchell, 1988). In questo senso la depressione, l'ansia, l'angoscia, non sono più da intendersi come prove evidenti di qualcosa di "rotto" o di "incompiuto" nella mente individuale, bensì come espressioni di modalità disadattive di relazione, come tentativi di dare un qualche significato alla propria sofferenza psicologica, frutto della personale, unica, quanto inevitabile storia affettiva. E' importante avere la consapevolezza che non si può crescere senza ferite: "La lotta dinamica che rimane centrale per tutta la vita è quella tra il bisogno potente di instaurare, mantenere e proteggere legami intimi con gli altri e i vari tentativi di sottrarsi alle sofferenze e ai pericoli che quei legami comportano, al senso di vulnerabilità, alle minacce di delusione, di oppressione, di sfruttamento e di perdita" (Mitchell, 1988). La cura consiste quindi nel rendere la nostra creatività più libera di esprimersi fra l'autonomia individuale ed il rapporto con l'altro per costruire nuove possibilità di vita psicologica.

Il Modello della Psicoanalisi Relazionale, in estrema sintesi, è riassumibile nei seguenti punti:

1. La partecipazione del terapeuta è attiva, potendo manifestare opportunamente nel corso della terapia la sua dimensione umana ed esprimendo così i propri pensieri, affetti, desideri, memorie, esperienze da condividere, sia a livello empatico che cognitivo, con il paziente.

2. La relazione analitica è costituita dalla interazione di due persone, che, pur con distinti ruoli, concorrono insieme al processo terapeutico portando le proprie risorse e il proprio contributo personale e creativo;

3. L'analisi della relazione promuove autocoscienza, lo scopo della terapia non consiste più solo nel rivivere i sentimenti appartenenti alle relazioni significative del passato, ma di capire come superare questi vecchi modelli relazionali sperimentando modalità e soluzioni alternative con l’analista;

4. Analista e paziente sono entrambi autori delle interpretazioni, l'analista è sempre la guida dell’interpretazione, propone il suo modo di vedere il paziente ed analizza la relazione che si stabilisce fra di loro; ma anche il paziente ha la possibilità di capire che cosa sta succedendo nel rapporto terapeutico e di proporre in modo attivo la sua interpretazione.

5. La nuova conoscenza è l’elemento centrale del cambiamento, per il paziente riuscire ad acquisire, nella relazione con l’analista, la capacità di immaginare nuove idee e di sperimentare diverse modalità di rapporto gli consente di diventare consapevole ed autonomo sia nel pensare dinamicamente su se stesso sia nella possibilità di cambiare la propria esistenza.

Testi di riferimento:

Aron Lewis, (1996) trad. it. Menti che si incontrano, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2004.

Capozzi Riccardo, (2004) La possibilità come metodo della ragione - La logica dell'analogia nelle scienze sociali, in InterConoscenza - Rivista di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Cognitive, Volume 2, Numero 1, Gennaio-Aprile, pp. 1-155.

Capozzi Riccardo, (2005) La dimensione relazionale del cambiamento cognitivo. Una ricerca empirica sulla valutazione della validità interna in psicoanalisi - in InterConoscenza - Rivista di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Cognitive, Volume 3, Numero 3, Settembre-Dicembre, pp. 19-90.

Capozzi Riccardo, (2006) InterConoscenza - Analisi cognitivo-relazionale delle risorse umane, in InterConoscenza - Rivista di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Cognitive, Volume 4, Numeri 2-3, Maggio-Dicembre, pp. 4-206.

Capozzi Riccardo, (2010) Euristica e Logica proposizionale, in InterConoscenza - Rivista di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Cognitive, Volume 8, Numeri 1-3, Gennaio-Dicembre, pp. 1-11.

Capozzi Riccardo, (2012) Strumenti di valutazione in psicoterapia: l'indice di integrazione e l'indice di espansione della personalità, in InterConoscenza - Rivista di Psicologia, Psicoterapia e Scienze Cognitive, Volume 10, Numeri 1-3, Gennaio-Dicembre, pp. 1-6.

Mitchell A. Stephen, (1993) trad. it. Speranza e timore in psicoanalisi, Bollati Boringhieri Editore, Torino, 1995.

Mitchell A. Stephen, (1993) trad. it. Speranza e timore in psicoanalisi, Bollati Boringhieri Editore, Torino, 1995.

Mitchell A. Stephen, (2000) trad. it. Il modello relazionale – Dall’attaccamento all’intersoggettività – Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002.

The Boston Change Process Study Group, (2010) trad. it. Il cambiamento in psicoterapia – Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012.

Il Modello Cognitivo

Il Modello Cognitivo viene ad integrare la psicoanalisi relazionale attraverso una specifica analisi del processo di formazione dei pensieri e di come essi si possano modificare, sia sul piano dei contenuti che delle loro caratteristiche logico-costitutive. Il punto di partenza nasce dall'osservazione di una analogia tra il vissuto del transfert nel quale il paziente è portato a riprodurre quella che è diventata la sua modalità relazionale dominante; e quanto accade sul piano del pensiero  dove, analogamente, possiamo parlare di un transfert cognitivo che esprime le modalità di Interconoscenza del paziente. Ovvero come e quanto egli riesca a collaborare con l'analista nella co-costruzione di nuova conoscenza (Capozzi, 2006) attraverso la condivisione di proposte alternative alle proprie spiegazioni personali su se stesso e sul mondo. Il principio a cui si fa riferimento è quello di incrementare le possibilità cognitive ed emotive di ogni personalità ritenendo questo il metodo generale di funzionamento della psiche umana (Capozzi, 2004).

In pratica l'approccio psicoterapeutico di base è quello psicoanalitico relazionale, come descritto nella sintesi riportata qui accanto, tuttavia, oltre all'analisi delle dimensioni emotive che sono presenti nella relazione, si cerca di porre l'attenzione sulle strategie del pensiero. In particolare sulla presenza di pensieri ricorrenti, sul tipo di percezione cognitiva della relazione, e soprattutto, sulla possibilità di comprensione e partecipazione alle interpretazioni proposte dall'analista, in altri termini ai processi di interazione cognitiva e di Interconoscenza (Capozzi, 2006). Sono quindi poste a confronto le modalità relazionali con le modalità cognitive. A tale proposito, come spesso si riscontra nella clinica, il modo di sentire, di provare le emozioni spesso somiglia al modo di pensare: una persona emotivamente chiusa, introversa, facilmente produrrà un tipo di pensiero rigido poco aperto al cambiamento. Vediamo ora di descrivere, in estrema sintesi, quelle che possono essere definite le tre modalità cognitive fondamentali, le quali sono del tutto inconsce ed agiscono a completa insaputa della persona nel determinare lo stile cognitivo dei suoi processi di pensiero e di Interconoscenza. Queste tre modalità (Capozzi, 2010) sono:

  • Congiuntiva
  • Disgiuntiva
  • Implicativa

La modalità Congiuntiva rappresenta il pensiero più semplice e consiste nella tendenza inconscia, appresa con l'esperienza, di analizzare i problemi cercando in modo prevalente di unire le informazioni a disposizione. Si cerca quindi di trovare soprattutto gli elementi simili, o quei fatti che possano essere posti in rapporto proprio merito della loro somiglianza. Il tipo di pensiero Congiuntivo ostacola la possibilità di vedere le cose da una diversa prospettiva e di poter cambiare il personale punto di vista. E', comunque, da notare come può creare fenomeni di dipendenza cognitiva dall'analista dove pu ò esservi un apparente condivisione del pensiero determinato soprattutto dal bisogno di "congiungersi" al punto di vista dell'analista. In questo caso si assiste ad un basso grado di reale Interconoscenza.

La modalità Disgiuntiva rappresenta un tipo di pensiero più complesso capace, oltre che di congiungere elementi simili, anche di tenere conto delle differenze e dei contrari. In questo modo si riesce ad esaminare un problema da vari punti di vista. Tuttavia se la Disgiunzione diventa dominante come tipo di pensiero accade che di ogni situazione si percepiscono maggiormente le cose che non coincidono e per questo può diventare altrettanto problematico. Un esempio ne è il coddetto carattere oppositivo che esprime sul piano congnitivo la propria incapacità a condividere il pensiero, a sentirsi simile agli altri ed a partecipare processi di Interconoscenza.

La modalità Implicativa, infine, rappresenta il tipo di pensiero più evoluto, capace di utilizzare in modo combitato e flessibile sia la modalità congiuntiva che quella disgiuntiva. Il pensiero implicativo rappresenta il pensiero di tipo ipotetico-deduttivo che si esprime nella formulazione di ipotesi e nella loro verifica concettuale esaminando sia le situazioni che sono a sostengo che le contrarie, in modo da pervenire ad una decisione ponderata e razionale. Questa persona è in grado di poter collaborare in terapia, di essere facilmente autocritica e, soprattutto, di condividere e costruire Interconoscenza.

In conclusione quello che la psicoterapia Cognitivo-Relazionale cerca di ottenere è la possibilità per una persona di pervenire, attraverso un processo di crescita e di cambiamento (Capozzi, 2005), conseguente sia ad una analisi della modalità emotiva sia di quella cognitiva, ad una consapevolezza delle proprie strategie cognitivo-relazionali, di come queste siano correlate e di come sia possibile effettuare delle aperture rispetto al proprio modello per renderlo più aperto, flessibile e capace di Interconoscenza. L'obiettivo che si cerca di raggiungere, o comunque verso cui tendere, è quella condizione dove, sia le emozioni che i pensieri, possano fluire spontaneamente e senza ostacoli, sloppiness (The Boston... Group, trad. it. 2012, p. 78 e succ.), in modo da consentire la piena espressione ed espansione delle potenzialità creative ed integrative presenti in ogni individuo (Capozzi, 2012).